LA GIORNATA DEL MONACO
I vari momenti della vita di un monaco, dal lavoro, al riposo, alla preghiera, hanno un significato particolare e sono organizzati e regolati in modo preciso.A guidare la vita di un monaco sono le indicazioni della Regola, dettata da san Benedetto nel 534 d.C.
La regola benedettina rappresenta una novità assoluta per il tempo in cui è stata scritta: l'idea di dividere la giornata secondo un ordine preciso, di mangiare e di riposare in ore determinate, di stabilire e rispettare regole per un’ordinata convivenza, costituisce una novità per quel tempo. Naturalmente le ore canoniche, cioè le ore stabilite nella regola, hanno poco a che vedere con le ore come le intendiamo noi oggi. La giornata nel medioevo era scandita dagli orari dell'alba e del tramonto: era perciò più lunga in estate e più breve in inverno.
La giornata alternava - e per i monaci alterna ancora oggi - momenti di preghiera ad altri di lavoro e non mancavano gli intervalli di riposo. La preghiera comune si svolgeva in precisi momenti della giornata, le cosiddette "ore canoniche". Si cominciava prima dell'alba con il mattutino o vigilie, poi si faceva colazione, quindi c'erano le lodi, che coincidevano con l'alba. Altri momenti di preghiera eranoa metà mattina (sesta - attorno alle 9:00 del mattino), verso il mezzogiorno, prima del pranzo (sesta), a metà del pomeriggio (nona - attorno alle 15:00) e al tramonto (compieta). Dopo la cena c'era un ultimo momento di preghiera (compieta) prima del riposo notturno. Il suono delle campane che convocavano i religiosi a celebrare le ore canoniche scandiva anche le giornate dei contadini che vivevano nei pressi dei monasteri.
I monaci sono uomini che vivono del proprio lavoro e perciò le loro giornate sono differenziate secondo le stagioni: la primavera è il tempo delle semine, l’estate quello del raccolto, l’autunno quello della vendemmia e l’inverno quello durante il quale ci si può dedicare per più tempo alla lettura e alle attività interne al monastero.
Ma il tempo del monaco è soprattutto un tempo ritmato dalle feste cristiane, che rendono ogni giorno diverso dagli altri: la domenica e i giorni feriali, le grandi feste della Pasqua, della Pentecoste, del Natale con i relativi periodi di preparazione, le feste del Signore, della Madonna e dei Santi.
I monaci non si sentono "prigionieri" della regola, che li aiuta ad organizzare le loro attività e seguire lo scopo della loro vita, manifestare cioè il proprio amore per Dio e Gesù in tutte le attività che svolgono.
Molta importanza rivestono i momenti del lavoro mattutino e pomeridiano. Per il monaco il lavoro, sia esso manuale o intellettuale, è partecipazione all’attività creatrice di Dio. Da questa consapevolezza nascono le opere e le innovazioni che, partendo dai monasteri, si diffondono in tutta Europa, contribuendo alla sua evoluzione.
La regola benedettina rappresenta una novità assoluta per il tempo in cui è stata scritta: l'idea di dividere la giornata secondo un ordine preciso, di mangiare e di riposare in ore determinate, di stabilire e rispettare regole per un’ordinata convivenza, costituisce una novità per quel tempo. Naturalmente le ore canoniche, cioè le ore stabilite nella regola, hanno poco a che vedere con le ore come le intendiamo noi oggi. La giornata nel medioevo era scandita dagli orari dell'alba e del tramonto: era perciò più lunga in estate e più breve in inverno.
La giornata alternava - e per i monaci alterna ancora oggi - momenti di preghiera ad altri di lavoro e non mancavano gli intervalli di riposo. La preghiera comune si svolgeva in precisi momenti della giornata, le cosiddette "ore canoniche". Si cominciava prima dell'alba con il mattutino o vigilie, poi si faceva colazione, quindi c'erano le lodi, che coincidevano con l'alba. Altri momenti di preghiera eranoa metà mattina (sesta - attorno alle 9:00 del mattino), verso il mezzogiorno, prima del pranzo (sesta), a metà del pomeriggio (nona - attorno alle 15:00) e al tramonto (compieta). Dopo la cena c'era un ultimo momento di preghiera (compieta) prima del riposo notturno. Il suono delle campane che convocavano i religiosi a celebrare le ore canoniche scandiva anche le giornate dei contadini che vivevano nei pressi dei monasteri.
I monaci sono uomini che vivono del proprio lavoro e perciò le loro giornate sono differenziate secondo le stagioni: la primavera è il tempo delle semine, l’estate quello del raccolto, l’autunno quello della vendemmia e l’inverno quello durante il quale ci si può dedicare per più tempo alla lettura e alle attività interne al monastero.
Ma il tempo del monaco è soprattutto un tempo ritmato dalle feste cristiane, che rendono ogni giorno diverso dagli altri: la domenica e i giorni feriali, le grandi feste della Pasqua, della Pentecoste, del Natale con i relativi periodi di preparazione, le feste del Signore, della Madonna e dei Santi.
I monaci non si sentono "prigionieri" della regola, che li aiuta ad organizzare le loro attività e seguire lo scopo della loro vita, manifestare cioè il proprio amore per Dio e Gesù in tutte le attività che svolgono.
Molta importanza rivestono i momenti del lavoro mattutino e pomeridiano. Per il monaco il lavoro, sia esso manuale o intellettuale, è partecipazione all’attività creatrice di Dio. Da questa consapevolezza nascono le opere e le innovazioni che, partendo dai monasteri, si diffondono in tutta Europa, contribuendo alla sua evoluzione.